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[...] Un giorno alla Casa di Pietra, quando ancora nessuno dei gatti era venuto a vivere dentro, stavo sparando nella rimessa e guardai in alto: in cima a una catasta di legna dietro il mio bersaglio c’era un piccolo gatto bianco. Metto allora l’arma nella fondina e vado avanti piano, e a questo punto vedo che c’è la mamma, in cima alla catasta, con tre gattini intorno a sé. Viene dinoccolata verso di me, mette la testa nella mia mano.
“Vedo che sei un uomo buono, sceriffo. Abbi cura di me e dei miei piccoli”.
Fu molto toccante, la semplicità di quel gesto. C’erano in quel gesto, coi piccoli dietro di lei, migliaia d’anni di mamme gatto. “Ecco le mie creature... è questo tutto ciò che posso fare... ciò che devo fare”.[...]

William S. Burroughs
(da “Il gatto in noi”, Adelphi, 1994)

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